giovedì 3 gennaio 2013

KENNYRANDOM: THE GIFT - di Giada Pellicari


A fine Dicembre Kennyrandom ha tenuto con il fiato sospeso tutta la città di Padova. 
Grazie alla sua idea della caccia al tesoro, un dono come l'ha chiamata lui, ha mobilitato tantissime persone alla ricerca dei suoi lavori. La caccia, durata all'incirca due giorni, si basava sulle foto che l'artista pubblicava costantemente sulla sua pagina facebook, dando così alle persone numerosi indizi. 

Ma conosciamo meglio il lavoro di Kennyrandom, un artista che continua a stupire la città di Padova grazie alla costante evoluzione della propria pratica, mettendone in luce gli aspetti storici.

Parlare di linguaggi urbani a Padova significa trattare quello che è stato il clima delle banche, un posto che si è sviluppato come luogo di aggregazione e di fucina culturale per quelle che sono considerate  le discipline appartenenti al mondo hip-hop: vale a dire, breaking, skating e graffiti. Discipline che, inizialmente, a metà degli anni Ottanta vengono praticate indifferentemente dagli artisti, i quali a seguire negli anni sono andati a specializzarsi nella  scelta di un ramo o di un altro. Kennyrandom nasce proprio all’interno di questo clima e può essere considerato come uno dei primi iniziatori della scena urbana.  Appassionato di skating si avvicina infatti al mondo delle banche fin da ragazzino, firmandosi inizialmente nei primi graffiti con la tag Crazy. Si può pensare che dal punto di vista artistico ciò che ha dato origine al mondo dei graffiti padovani, caratterizzati da una buona qualità fin dai primi pezzi, sia stato il contatto con il mondo bolognese, dovuto all’incontro con Rusty che, per certi versi, ha influenzato altri artisti come Boogie, Zagor e Trace, i primi writers a muoversi a Padova oltre a Kennyrandom.

                                           Foto preso dal FB di Kennyrandom, indizio

La particolarità di Kennyrandom, nonché la sua cifra distintiva,  è quella di essere riuscito a creare un character o puppet pienamente riconoscibile dal punto di vista stilistico, che ormai viene accettato e “aspettato” nei muri cittadini. I lavori di Kennyrandom, infatti, da molti anni sono diventati una cifra distintiva del centro storico di Padova e si impostano come delle creature che dialogano con la città. Si possono trovare su dei muri storici, su di oggetti strani, “incastrati” spesso sotto ai portici e creano delle autentiche inquadrature cinematografiche, trasformando un luogo in un set come se fosse un allestimento studiato appositamente dall’artista. Gli aspetti  più interessanti di Kennyrandom, e forse quelli che hanno portato alla sua popolarità, sono quindi la capacità di creare stupore e la scelta strategica di dove operare, creando dialoghi e rimandi con le architetture. 
La tipologia del personaggio di Kennyrandom, che fa parte di una produzione risalente fino a due anni fa,  consiste in un character caratterizzato da grandi labbra e occhi chiusi, ma soprattutto dalla  particolarità di essere il più delle volte monocromatico, come se con un segno veloce (e Kennyrandom è veloce), riuscisse ormai a delineare un marchio sui muri. Se effettivamente nel caso del Lettering o del graffito la velocità si trasforma nella realizzazione di una Tag (firma veloce) o di un Throw Up (scritta realizzata velocemente a uno o due colori), si possono vedere questi lavori come dei Throw Up da parte dell’artista, anche se figurativi.

                                 Foto preso da FB di Kennyrandom, indizio

Negli ultimi anni  vi è stata un’evoluzione stilistica che però è rimasta sempre fedele all’originale, tant’è che di questo personaggio sono apparse sui muri le versioni maschili, femminili, ad angelo, a “scheletro”, ma, cosa molto interessante per l’evoluzione degli ultimi lavori,  vi è stata la produzione di alcune ombre o “echi” che scaturivano dal protagonista della composizione, realizzando così un muro a canone come quello che si può vedere, ad esempio, in Piazza Capitaniato.
Nell’ultimo anno Kennyrandom ha stupito nuovamente la città, dove in questo caso è egli stesso a “scrivere su muri” grazie alla presenza di una “figura ombra”, la quale può essere vista come una sorta di alter-ego dell’artista. Ecco perché la parete composta ad echi è importante per la comprensione dei nuovi lavori.
Un termine da utilizzare quando si parla dei suoi lavori e della sua capacità di relazionarsi con i muri è quello diSite-specificity”, che significa un lavoro realizzato appositamente in situ. In realtà molto spesso l’arte legata ai graffiti può essere vista come una sorta di site-specificity, nel senso che  già la scelta del muro in sé, che diviene il supporto dove avviene la gestualità del segno e dove il lavoro vive davvero, implica una caratterizzazione di specificità. Nel caso di Kennyrandom oltre a questo, si potrebbe parlare in inglese di “fit” del murales, ovvero dell’esserci dentro e pienamente adattato alla zona prescelta.
In questo caso l’uomo ombra degli ultimi murales viene creato grazie all’utilizzo di uno stencil, vale a dire grazie alla realizzazione di una sagoma di cartone. Si può pensare a un utilizzo dello stencil che stilisticamente si può riconoscere di origine parigina, che storicamente vede tra i suoi protagonisti artisti come Blek le Rat, Mesnager e Némo, i quali si possono ritenere come i veri iniziatori di questa tipologia di arte (ricordiamo che il più noto e famoso Banksy, di Bristol, arriva dopo).

                                         Foto presa dal Fb di Kennyrandom, indizio

L’utilizzo dello stencil ora è un supporto usuale nell’ambito delle discipline della Street Art (la stessa definizione è problematica dal punto di vista teorico, ma si può parlare di discipline perché all’interno si potrebbero delineare dei sottoinsiemi, come la Sticker Art, la Stencil Art, ecc.), ma l’aspetto su cui bisognerebbe porre attenzione  è  come in realtà questo utilizzo dello stencil  possa essere ricondotta alle teorie della postproduzione, soprattutto nel momento in cui gli stencil utilizzati non sono figurazioni originali. Questa perciò si imposta come  una pratica artistica che diviene usuale in molti contesti dell’arte contemporanea, non solamente in quello urbano e, in questo senso, si potrebbe riflettere su come in realtà vi siano molte corrispondenze ideali e di contenuti, per forza di cose, tra arte fuori (soprattutto riferibile ai contesti della creatività amatoriale) e dentro le gallerie.
Nel caso di Kennyrandom il personaggio oltre a dialogare con le architetture, dialoga anche con gli altri elementi che lo circondano e che sono dipinti amabilmente dall’artista, il quale per qualità estetica è un maestro, dove protagonisti sono farfalle (già presenti nella precedente produzione di Kennyrandom), personaggi noti come Snoopy o altri characters dalle fattezze fumettistiche. In molti casi infatti l’ “uomo ombra” pratica una vera azione con loro, come quando fa uscire le farfalle dal cappello o dalla terra (si vedano ad esempio i lavori in Via Vescovado e in Via Roma), o come quando è fedelmente accompagnato da un gattino, che spesso cammina sui segni realizzati dall’artista.
L’aspetto ultimo che vuole trattare questo articolo è come la produzione dei lavori per strada abbia portato l’artista a una produzione di lavori su tele, stampe, ma anche a quella che è una linea di abbigliamento. La cosa interessante da precisare è come in realtà il brand Kennyrandom, fosse già un brand prima di questo, nel senso che la cifra stilistica è talmente forte e riconoscibile che nella sua originalità si imposta come marchio. In questo contesto si potrebbe vedere l’artista come un direttore creativo a 360 °, vale a dire di opere su muri, opere su tele e, sì, opere anche su altri contesti. Si ricordano ad esempio gli artisti Marc Jenkins, uno street artist che lavora principalmente sulle tematiche della postproduzione (es. i suoi parcometri trasformati in lollipops) e Ji Lee, il quale lavorando ugualmente sul tema della postproduzione in strada (si vedano le bubbles inserite nei cartelloni pubblicitari), sia successivamente diventato uno dei creativi più richiesti al mondo, dove da direttore creativo di Google è passato ad essere quello di Facebook.
In molti casi infatti l’arte e la produzione creativa si vanno ad unire, creando dei lavori di significazione diversa ma che possono essere entrambi qualitativamente molto alti, soprattutto nel momento in cui un artista si trova a lavorare come direttore creativo di se stesso su più fronti. 

Giada Pellicari


Alberto Martin, grande dj hip hop, ha trovato durante la caccia un lavoro di Kennyrandom